Siamo nel 2019. Internet non è più una novità, anzi. Ormai tutti hanno accesso alle piattaforme online, facendo riferimento ai social network ed in particolare a Facebook. Quest’ultimo è diventato un grosso paniere di idee, senza censure e senza grandi controlli sui “diffusori” di fake news. Queste notizie false di per sé non sono un problema: con un minimo di cultura generale, coscienza e conoscenza da parte dei lettori, le fake news non dovrebbero rappresentare un pericolo. Purtroppo accade spesso il contrario: le persone sono sempre più sensibili a notizie false proprio perché mancano i requisiti minimi per poter collegare il proprio cervello alla realtà fattuale. E perché? Perché una persona non riesce a capire che (anche parlando delle questioni più semplici, non per forza di ingegneria) sta leggendo una bufala?
Le risposte più lampanti potrebbero essere due:
- Le persone hanno troppa poca “puzza sotto il naso”, ovvero tendono a fidarsi facilmente, senza provare a trovare un’antitesi di ciò che stanno leggendo;
- L’istruzione: probabilmente, quest’ultima è il requisito principale per riconoscere una fake news.
Mariana Mazzucato, nel suo libro “Lo Stato Innovatore” sottolinea più volte come le spese di ricerca & sviluppo (R&S) siano fondamentali per la crescita e l’innovazione in un Paese. E possono essere di R&S anche le spese per l’istruzione. Quindi, la domanda dovrebbe essere: quanto spendiamo per l’istruzione in Italia?
Poco. Spendiamo veramente poco. Nel 2017 risultiamo il terzultimo Stato membro dell’Unione Europea per spesa in istruzione [ilsole24ore – 30/08/2017 – Alberto Magnani].
Il grado di istruzione medio di un Paese e il suo livello di spesa potrebbero essere correlati. Partendo da questa supposizione, quindi, si evince che in Italia il grado di istruzione è relativamente basso, e questo viene confermato da Universita.it, che riporta dati Eurostat: “meno di 1 italiano su 6 è laureato e 4 su dieci hanno solo la licenza media” [Universita – 09/04/2018 – Maria Russo].
Tutto questo cosa ha a che fare con le fake news?
Semplicemente, meno si è preparati, più si è esposti all’inganno. Questo si può vedere chiaramente ogni giorno sui social network, ed ulteriore riscontro lo si ha vedendo la percentuale di voto che hanno i partiti di protesta, che non sempre espongono relazioni attendibili da un punto di vista scientifico e/o didattico.
Alvise Pedrotti
Un altro aspetto del successo delle fake news secondo me è il bisogno di trovare sempre un colpevole altro…( mai noi) e comunque è uno strumento che è sempre stato usato nella storia del uomo, perché parla direttamente alla pancia e non al cervello.
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Vero!
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Bella l’idea di creare un blog!
In caso ti interessi, qui puoi trovare una bella esposizione del rapporto tra testate giornalistiche e fake news a cura di Mentana:
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Ciao! Ti ringrazio!
Guarderò sicuramente il video, grazie per il consiglio!
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